di Ilaria Tuti (Longanesi, 18.80 euro)
Un romanzo di impostazione classica con tanto di storia d’amore, dialoghi pieni di pathos e vicende storiche verosimili. Ha fatto un buon lavoro Ilaria Tuti, scrittrice di gialli fino a questo momento, portando alla luce e alla ribalta nazionale la storia delle portatrici carniche, eroine minori ma dallo straordinario appeal contemporaneo, che parla di emancipazione, coraggio, forza e bellezza. Il libro scorre veloce, benché le vicende siano pesanti, tristi, dolorose. Ma queste ragazze che escono dall’anonimato grazie alla fantasia dell’autrice diventano protagoniste di una storia che si fa Storia e restituisce loro, sia pur in forma romanzata, un corpo e una personalità. Un libro utile, quindi, per certi versi, un libro necessario, perché toglie le portatrici dalla retorica delle celebrazioni e ne fa delle femmine di carne e di sangue, con le piaghe ai piedi e sulle spalle, i vecchi da accudire, certi uomini da tenere a bada, altri da desiderare. E poi l’altra protagonista: la montagna, con i suoi crinali, le insidie, il freddo, la neve, la fatica di viverci però anche il rispetto per questa natura soverchiante e invece l’odio, la rabbia, l’insensatezza degli uomini che si combattono, la guerra come assurdità a cui opporsi, come farà la protagonista, con l’amore.
Ilaria Tuti è nata nel 1976 e vive a Gemona. I suoi romanzi precedenti sono Fiori sopra l’inferno e Ninfa dormiente e hanno per protagonista la commissaria Teresa Battaglia. (A.B.)