I GUERRIERI VENUTI DALL’EST
di Bernadette McDonald (Alpine Studio, 19,80 euro)
LA VIA
di Nejc Zaplotnik (Versante Sud, 19,90 euro)
ROCK ’N’ ROLL ON THE WALL
di Silvo Karo (Versante Sud, 19,90 euro)
“Per raggiungere un treno che è già partito… devi correre più veloce di lui”. Queste parole di Ales Kunaver, uno dei maggiori alpinisti sloveni degli anni sessanta, riassumono bene lo spirito di una delle più grandi “scuole” alpinistiche al mondo, ovvero quella slovena. Capaci di scrivere memorabili pagine di alpinismo sulle più grandi pareti del mondo, dalla Patagonia all’Himalaya, gli alpinisti sloveni sono rimasti tuttavia quasi del tutto sconosciuti al grande pubblico, anche a causa delle frammentarie informazioni che a stento passavano l’ex cortina di ferro. Negli ultimi anni, tuttavia, per merito della Versante Sud e di Alpine Studio sono usciti alcune pubblicazioni che finalmente “illuminano” la grande storia che si cela dietro i nomi spesso sconosciuti dei fortissimi sloveni. Iniziamo da “I Guerrieri venuti dall’Est”, opera di una narratrice di classe come Bernadette McDonald: un viaggio nella grande epopea himalaiana degli alpinisti sloveni dagli anni 60 ai primi 2000. Un libro davvero ben scritto, appassionante, che tratteggia in maniera molto onesta i profili di questi uomini silenziosi e determinati, non senza mettere in luce contraddizioni e problematiche. Il libro apre la strada alla conoscenza della profonda cultura della montagna così radicata nella tradizione slovena. Grazie alla McDonald abbiamo così la possibilità di scoprire anche un altro autore, sconosciuto ai più, che tuttavia è per gli alpinisti sloveni l’ispiratore di una generazione intera. Si tratta di Nejc Zaplotnik autore di “Pot” (“La via”) il libro che è stato fonte di ispirazione per tutta la generazione degli anni ‘80 e ‘90. “La via” è ora disponibile in italiano grazie alla Versante Sud che ha tradotto e pubblicato questo testo, famosissimo tra tutti gli alpinisti sloveni. “La via” è più di un libro. È il testamento di un uomo introverso, difficile, intimamente poetico e al tempo stesso profondamente combattuto. Un uomo che ha saputo con le sue parole porsi fuori dal tempo e cogliere l’essenza di quei sentimenti che albergano nel cuore di ogni alpinista. Gli sloveni hanno una vera venerazione per questo testo e per Nejc, anch’egli alpinista di punta, scomparso sul Manaslu travolto da una valanga. Prima di morire, tuttavia, egli aveva dato alle stampe questo libro, a metà tra il diario, la confessione e la speculazione filosofica.
Di tutt’altro stile è invece l’autobiografia di quello che forse è il maggiore alpinista sloveno ancora in vita, ovvero Silvo Karo. Uomo d’azione, tanto parco di parole quanto pieno di energie in parete, uno dei “Tre Moschettieri” (insieme a Knez e Jeglic) autore di eccezionali scalate negli anni ’80 e ’90. Il suo “Rock n’ roll on the wall” è la raccolta di una vita “ad alta intensità” dalle pareti delle Giulie al Cerro Torre, passando per l’Himalaya e il Yosemite. La carriera di Karo è l’esempio perfetto dello spirito di quegli anni, votato totalmente all’alpinismo estremo pur senza le grandi risorse economiche e gli sponsor di cui beneficiavano gli “Occidentali”. Trapela tra le pagine la schiettezza del personaggio, che va dritto al punto senza troppi giri di parole e lascia intendere quanto fossero duri gli sloveni in quegli anni in cui la motivazione era capace di superare ogni ostacolo. Karo è – per sua stessa ammissione – il sopravvissuto di una generazione in cui troppi sono rimasti sulla montagna. Ciononostante l’entusiasmo di Karo è ancora quello di un ragazzino che ha fatto i conti con la vita e la morte ed oggi, con equilibrio, riesce a restituirci un po’ dello spirito di quegli anni e di un alpinismo forse irripetibile. (Saverio D’Eredità)