Storia

L’8 febbraio 1874 nasce a Tolmezzo (UD) il primo nucleo della futura Società Alpina Friulana come sezione del Club Alpino Italiano. Dopo alcuni anni la piccola sezione del CAI si trasferisce ad Udine e nomina come suo presidente il geologo lombardo Torquato Taramelli (1845-1922). Nel 1881 la sezione vota la scissione dal CAI dando vita alla Società Alpina Friulana, un sodalizio con un suo statuto e una sua vita indipendente.

Tra i fondatori della neonata SAF è presente un nucleo di studiosi di quella che sarà riconosciuta come la celebre “Società Geografica Friulana” – tra gli altri composta da Giovanni Marinelli ed il figlio Olinto, Francesco Musoni ai quali nel tempo si aggiungeranno importanti nomi come Michele Gortani, Egidio Feruglio e ultimo solo in ordine di tempo Ardito Desio.

Grazie al contributo di molti tra questi uomini di valore, i componenti della Società Alpina Friulana giungono alla conclusione che ad un’intensa campagna di ricerca e di indagine dovessero corrispondere adeguati strumenti e supporti tecnici. Da questo intenso lavoro prende vita il gabinetto di lettura, una allora moderna biblioteca specializzata sui temi dell’alpinismo e della geografia, e sulla formazione dell’apparato fotografico e cartografico che oggi, per il suo indubbio valore scientifico, è in deposito temporaneo presso l’Università degli Studi di Udine.

La divulgazione e la condivisione dei risultati delle ricerche e delle imprese alpinistiche è da sempre un punto di forza della SAF: nel 1894 viene pubblicato il primo numero della rivista “In Alto” che andava a prendere il posto delle “Cronache” pubblicate dal 1881 e che continua attualmente ad uscire con cadenza annuale.

Il grande numero di studiosi che ruotano attorno alla SAF contribuisce in maniera sostanziale alla conoscenza scientifica del territorio friulano, con la pubblicazione dell’importante collana di guide del Friuli, edite fra il 1887 ed il 1930 e con gli ultimi due volumi aggiornati editi nel 1986 e nel 1991.

Parallelamente all’attività scientifica la SAF, sin dalle origini, si impegna nella promozione dell’alpinismo con un pionieristico tentativo di documentazione delle imprese, operato dal di Brazzà fin dal 1881, che contribuisce con preziosissime fotografie a costituire il nucleo inziale dell’archivio fotografico della Società, dal riconosciuto valore storico e artistico.  L’attività alpinistica vede passare tra le fila della SAF personaggi, oltre al pioniere Giacomo di Brazzà, del calibro di  Giuseppe De Gasperi, Cesare Mantica, Julius Kugy, Arturo Ferrucci , Celso Gilberti, Oscar Soravito.

La maggior conoscenza dei territori montani spinge i primi componenti della SAF a costruire i primi i rifugi alpini o ricoveri. A partire dal 1882 viene inaugurato il ricovero Quintino Sella, il ricovero Brazzà, il ricovero Canin, il ricovero Nevea (poi Rifugio Divisione Julia), a cuì seguirà il primo rifugio delle Alpi Carniche, che sarà dedicato a Giovanni Marinelli, al cui nome sarà successivamente associato quello del figlio Olinto.

L’autonomia della Società Alpina Friulana dal CAI ha termine nel 1929 quando i regolamenti imposti dalla dittatura fascista costringono le piccole associazioni ad assimilarsi ad organi più irreggimentati e di facile controllo.  Pur accettando, al termine di un lungo e serrato confronto interno, di rientrare in seno al CAI, la Società Alpina Friulana ottiene il privilegio di mantenere il proprio nome.

Nel secondo dopoguerra, la Società Alpina Friulana resta in attività  come Sezione di Udine del Club Alpino Italiano e continua nella sua opera di costruzione di rifugi: il Gilberti–Soravito nella conca Prevala, il Marinelli sul Coglians (ricostruito in luogo della precedente costruzione), il Giacomo di Brazzà sull’altipiano del Montasio e, in anni recenti, con la messa in opera dei moderni bivacchi Feruglio, Modonutti–Savoia e Bertolutti, tutti ancora in proprietà e in esercizio.