In Alto – Cronaca della Società Alpina Friulana

Di quest’anno straordinario ricordo, in particolare: la forza di Eleonora Del Nevo, che ci è venuta a raccontare la sua traversata della Patagonia in handbike. La passione di Sandro Neri, che dopo aver trionfato ai mondiali di arrampicata paralimpica continua a insegnare ai ragazzi senza che ci si accorga della sua disabilità. La tenacia di Caterina De Boni, pastora transumante per scelta. L’entusiasmo degli istruttori di alpinismo al raduno in Grauzaria, dove hanno ripercorso le vie celebri aperte dai rocciatori che hanno fatto scuola. L’emozione con cui i seniores hanno accolto Ilaria Tuti al Museo della Grande Guerra di Timau dopo aver camminato sui sentieri delle portatrici. La voce di Aida Talliente che legge Paola Del Din che racconta di suo padre in India, un articolo che abbiamo pubblicato su In Alto l’anno scorso e che è diventato un podcast. Le parole di Silvia Stefanelli nel video Alpina 150 sul senso della scoperta, del rischiare per aprirsi alla meraviglia. L’accoglienza a Casa Lupieri Magrini a Luint per il libro Scalate di penna e grafite.

L’entusiasmo che ho sentito nella voce di Emanuele Bertossi quando gli ho proposto di illustrare con una sua opera l’ultima sala della mostra in Castello. La bella platea del Salone del Parlamento che ha applaudito molto e con convinzione Umberto Sello e gli altri relatori all’inaugurazione della mostra “La conoscenza dei nostri monti”. La ricchezza del patrimonio fotografico e bibliografico storico dell’Alpina, che ho frequentato per molti giorni perché i documenti sono migliaia, e che non finirei mai di visitare, perché a ogni ricerca scopro immagini e storie nuove. Il sorriso delle ragazze ritratte nelle fotografie di vetta dei primi decenni del Novecento: fiere, orgogliose, divertite. L’eleganza degli alpinisti d’antan: cappello a larga tesa, giacca, pantaloni alla zuava, tabarri e baffi pettinati. Sembrano maturi signori e invece erano quasi tutti sui venti, trent’anni. Per dire: Giovanni Marinelli ne ha 28 quando fonda la sezione Cai di Tolmezzo l’8 febbraio 1874, che poi diventerà la Società Alpina Friulana.

Sono stati molti gli eventi per celebrare il rotondo anniversario dell’Alpina, e alcuni sono ancora in corso, ne riportiamo doviziosamente i più importanti in una speciale sezione in apertura del volume. Abbiamo riservato uno spazio ampio alla mostra promossa dall’Alpina con il decisivo contributo di Cantiere Friuli, articolazione di Terza Missione dell’Università di Udine, che mentre andiamo in stampa è in corso ai Civici Musei del Castello di Udine: i testi, le immagini sono testimonianza e invito a visitarla.

La sezione “Pensieri e studi” raccoglie articoli di approfondimento sulle tematiche e gli accadimenti emersi nel corso dell’anno, per esempio il convegno sull’escursionismo seniores che è un fenomeno sociale importante, e il progetto su Davâr-Ovaro, finanziato con i fondi del Pnrr nel contesto del Bando Borghi, che ha coinvolto la Saf nella riuscitissima presentazione di Luint. La “Montagna vissuta”, altra sezione classica dell’annuario, è raccontata come svago, salvezza, destino. Spiccano due storie di donne, due letture che appassionano. Spazio anche al tema della sicurezza, parola mai da trascurare in montagna, e ai sentieri, che non stanno lì immutati, anzi.

Nella Cronaca sociale ci concentriamo sul progetto Alpinascuole con un ventaglio di riflessioni e consigli sui benefici dello stare in natura, ospitiamo i puntuali resoconti della Scuola, della Commissione di escursionismo e delle sottosezioni. Per la “Montagna narrata” celebriamo il Museomontagna del Cai che condivide con la Saf la data di nascita. E ci abbandoniamo alle speculazioni di letterati e intellettuali che hanno costruito il mito delle Dolomiti con un saggio di uno storico inglese che ha collaborato al dossier Unesco. Lo illustriamo con le splendide fotografie tratte dall’archivio Saf, così come abbiamo valorizzato le immagini storiche per accompagnare gli altri articoli.

Abbiamo scelto un particolare della Carta del Canale di Raccolana di Giacomo Savorgnan di Brazzà per la copertina. Ha 21 anni Giacomo quando comincia a disegnarla, è l’agosto del 1881 e trascorrerà due mesi accampato fra Montasio e Canin per compiere i rilievi necessari. La sua carta non è solo un utile strumento di precisione, il più accurato dell’epoca. È un’opera d’arte. L’abbiamo ingrandita come su uno schermo touch facendo il gesto ormai consueto di allargare pollice e indice: il risultato è sotto i vostri occhi.

Nel primo In Alto, stampato in Udine l’1 gennaio 1890 dalla tipografia Doretti, il redattore Federico Cantarutti scrive nell’editoriale: “Pel benessere, per progredire e pel diffondersi della nostra istituzione, è necessario che al fare corrisponda il dire e che di quanto torna a onore dei singoli soci e dell’intero corpo sociale sia data notizia sollecita e larga”.

Questo facciamo e continueremo a fare: per l’Alpina e per la montagna.

Alessandra Beltrame

 


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