Udine, una Società Alpina Friulana sempre più “In Alto”

Questo l’articolo apparso su “Lo Scarpone” notiziario ufficiale del Club Alpino Italiano

Compie 128 anni e si rinnova l’annuario della Società Alpina Friulana, fondata da Talamelli, che ha toccato quota 2400 soci. La nuova veste della rivista verrà presentata giovedì 20 dicembre 2018 in sede.

14 dicembre – Era l’otto febbraio 1874quando l’insigne scienziato Torquato Taramelli fondò a Tolmezzo la Società Alpina Friulana. Per il nuovo Regno d’Italia erano anni entusiasmanti, e il fondatore dell’Istituto Geologico d’Italia, aveva lasciato la natia Pavia per vivere nel territorio diventato italiano per effetto della terza guerra d’indipendenza, cui Taramelli aveva partecipato.

La nuova Società Alpina Friulana sentiva l’urgenza di dotarsi di un organo d’informazione: così nacquero le “Cronache della SAF
Il titolo divenne in un secondo tempo poi “In Alto”, più sintetico e chiaro, in linea con gli argomenti trattati e con le aspirazioni.

Il ricordo delle origini e della tradizione serve ad introdurre la nuova veste della rivista friulana della Società che verrà presentata giovedì prossimo, 20 dicembre, alle 11, nella sede SAF di via Brigata Re, a Udine.
Toccherà ad Antonio Nonino, presidente attuale della SAF, e agli autori e protagonisti del volume, illustrare la rinnovata e approfondita veste del volume, duecento pagine di articoli esclusivi, di interviste, di racconti e di appunti di ascensioni e di esperienza in montagna, un arricchimento che è la naturale conseguenza dela crescita della SAF che quest’anno ha raggiunto i 2400 soci, un vero primato.
Un’Aquila, simbolo del Cai e della Saf, appare in copertina e sorvola le cime carniche: simbolo emblematico, come sottolinea l’introduzione del presidente Nonino, dal titolo “Una Saf sempre più in alto” degli intenti. La direzione di “In Alto” è passata di recente da Francesco Micelli ad Alessandra Beltrame, giornalista e scrittrice.
Il volume per la prima volta nella sua storia è stampato su carta ecologica certificata.

Se negli anni ruggenti, la rivista ha goduto dei contributi Ardito Desio, di Ferruccio Cantarutti, di Valentino Ostermann, di Giovanni Marinelli, di Gianbattista De Gasperi e molti altri illustri personaggi, i contributi di questo “nipotino” che nasce 128 anni dopo la prima volta, non sono da meno.

Trovano ospitalità – tra gli altri – scritti di Lorella Franceschini, vicepresidente generale del CAI; del geologo e alpinista Roberto Simonetti, Accademico del CAI; degli scrittori Enrico Camanni, Elisa Cozzarini, Giancarlo Pauletto. E poi ancora la penna indimenticabile di Paolo Bizzarro, le lettere di Guido Gervasutti, i diari di Oscar Soravito, i ritratti di chi è venuto a mancare quest’anno (Giuseppe Blanchini e Sergio De Infanti), tratteggiati da Giovanni Duratti, Silvia Castellani, Luciano Santin.

Da segnalare anche l’intervista a don Mario Qualizza, che nel 1974 conquistò cima Friuli (con De Infanti) in Pakistan.

Ricchissima la cronaca della vita sociale: dalle scuole alla montagnaterapia, a dimostrazione che la montagna non ha età, né controindicazioni, sia per i più giovani che per i senior.
Curate le parti anche relative alle sottosezioni di Artegna, Palmanova, Pasian di Prato, San Daniele, Tarcento e Tricesimo.

Ciliegina sulla torta è la riproduzione della testa del primo In Alto, edito il primo gennaio 1890.

Un lavoro in perfetta sintonia con l’impegno ideale che spinse a editare la rivista: la tutela della montagna, della sua natura e della sua civiltà, contro ogni forma di imbarbarimento.

Red