Il Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano è stato il primo organo tecnico operativo del CAI e la sua costituzione ribadisce lo stretto rapporto da sempre esistente tra alpinismo e ricerca scientifica.
Dal 1999 è stata introdotta una nuova figura di titolato del Club Alpino Italiano, l’Operatore Naturalistico e Culturale, vero e proprio braccio operativo del Comitato Scientifico sul territorio, impegnati a promuovere e diffondere le conoscenze naturalistiche ed antropiche.
All’interno della Società Alpina Friulana, coordinati dal Comitato Scientifico Sezionale, operano diversi Operatori Naturalistici e Culturali che svolgono continuamente una intensa attività divulgativa, al fine di accendere in ognuno dei frequentatori delle montagne quella curiosità necessaria per conoscere veramente la montagna e l’ambiente circostante e scoprire così anche caratteristiche e peculiarità difficilmente individuabili senza uno stimolo mirato.
Il Comitato Scientifico Sezionale, a mezzo dei suoi operatori, promuove la conoscenza e lo studio del territorio, nei suoi aspetti naturalistici ed antropici, effettuando primariamente studi, ricerche e divulgazione scientifica. Organizza inoltre conferenze, corsi ed escursioni per divulgare e promuovere la conoscenza dell’ambiente montano nelle sue diverse componenti naturalistiche e/o antropologico-culturali. Promuove inoltre la pubblicazione dell’attività scientifica svolta mediante la stampa sociale e/o i media e/o specifiche pubblicazioni.
L’attività del Comitato Scientifico Sezionale nel 2023 è intensa e diversificata, e si concretizza primariamente in corsi, conferenze ed escursioni tematiche.
CORSO “FRIULI diVINO”
Nel 2023 questo CSS organizzerà la 10^ edizione del ciclo di lezioni di cultura alpina che si intitolerà “FRIULI DI.VINO. Storia e cultura della vite e del vino in Friuli Venezia Giulia”. Il corso verrà proposto in cinque conferenze: dal tipo di terreno al clima, dai vigneti storici alle tecniche di viticoltura moderna, dal processo di trasformazione dell’uva in vino al giusto abbinamento cibo-vino. Un viaggio in una cultura millenaria che ha segnato la cultura del Friuli Venezia Giulia e tutt’ora elemento trainante dell’economia regionale.
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GEOESCURSIONI: viaggio alla scoperta delle montagne del Triveneto
Con la conoscenza e l’esperienza acquisita nel 2014 con il corso monotematico “Le ricche pagine di pietra del FVG”, secondo ciclo di Lezioni di cultura alpina, le escursioni che si realizzeranno nel 2023 saranno un viaggio geologico alla scoperta della nascita delle rocce e formazione delle montagne.
Nelle rocce del Triveneto sono scritti oltre 400 milioni di anni di storia del pianeta Terra e con l’iniziativa delle geoescursioni, il CSS desidera avvicinare l’escursionista alla chiave di lettura degli episodi di questa storia: imparare a leggerla infatti conduce ad una percezione più appagante del paesaggio che accompagna tutte le nostre passeggiate.
La scelta degli itinerari è stata fatta in modo che le 12 uscite siano rappresentative di un buon numero di formazioni geologiche (da quelle più antiche a quelle più recenti), appartenenti alla tre grandi categorie di rocce (magmatiche, sedimentarie e metamorfiche), anche se nelle nostra regione le rocce sedimentarie sono prevalenti.
Allo stesso tempo saranno possibili osservazioni sull’evoluzione del territorio e sui processi geomorfologici e tettonici che hanno rimodellato il paesaggio e ancora lo modificano direttamente sotto ai nostri occhi.
Durate le uscite verranno quindi individuati e descritti gli ambienti di formazione delle diverse litologie e gli agenti che le hanno trasformate e che le trasformano tuttora, nonché trattati anche tutti gli aspetti naturalistico-culturali che il paesaggio di volta in volta proporrà.
Di seguito le uscite in ambiente in programma per il 2023:
Calcari e dolomie: tettonica e carsismo di contatto
È a oltre 500 metri sul livello del mare, nel cuore delle Prealpi Carniche, che riposano la bellezza e la tranquillità dell’altopiano di Pradis. Centinaia di cavità di origine carsica, una natura incontaminata ed un fascino antico sono le caratteristiche di questo luogo magico, ricco di storia, cultura e tradizioni millenarie. La discesa all’Orrido, con le sue cascate, archi naturali, grotte e
cavità, è un ambiente carsico unico per la sua bellezza. Qui la forza della natura e dell’acqua si mostrano a noi con tutta la loro potenza e maestosità, un atlante di geologia all’aria aperta che ha affascinato generazioni di visitatori, dalla preistoria fino ai giorni nostri.
Già nel paleolitico l’uomo di Neandertal ed il nostro antenato Sapiens conoscevano questi luoghi e ne sfruttavano le loro ricchezze, utilizzando le grotte scavate nei millenni dal torrente Cosa e Rio Secco come ripari per le
loro attività di caccia.
Dislivello: — m
Durata: 5 ore soste comprese
Coordinatori: Maria Teresa Torresin (UD CSS – Comitato Scientifico)
Specialisti presenti: Renzo Paganello
Iscrizioni non ancora attive.
La geodiversità del paesaggio del Carso Classico
Il paesaggio carsico è caratterizzato, oltre che della mancanza di un reticolo idrico in superficie, dalla presenza di grotte, dalle doline, e dai campi solcati, estesi affioramenti di rocce scolpite dal’acqua. Ma il paesaggio carsico non è tutto uguale, cambia con il mutare delle caratteristiche delle rocce. Per questo motivo la parte centrale del Carso Triestino dove affiorano i calcari di scogliera del Cretaceo, ricchi in fossili delle famiglia delle Rudiste mostra i campi solcati più estesi, le doline più grandi, una elevata concentrazione di grotte. Un paesaggio abbastanza diverso da quello dei rilievi (M. Lanaro M. Coste.) che si innalzano lungo il confine, dove sono presenti anche dolomie. L’escursione ci porterà ad osservare da vicino i diversi aspetti di queste due zone del Carso classico, che ricordiamo dà il suo nome a tutti le zone carsiche del pianeta e dove è nato il carsismo come disciplina scientifica.
Dislivello: — m
Durata: 5 ore soste comprese
Coordinatori: Marco Cabbai e Emanuele Rugo (UD CSS – Comitato Scientifico)
Specialisti presenti: Furio Finocchiaro
Iscrizioni non ancora attive.
Dinamiche dell’evoluzione del “Bacino Giulio” e delle megafrane sottomarine in epoca eocenica
Noi andremo a visitare una grande cava di Pietra Piasentina, grazie alla disponibilità della ditta Julia Marmi, che ci fornirà un accompagnatore. La cava è all’aperto, in un’area recintata di 60 ettari, molto interessante anche dal punto di vista faunistico e vegetazionale. Il nome Pietra Piasentina non deriva dal dialetto veneto-udinese “la piera che la piase” come da molti ritenuto, ma con maggior probabilità dal fatto che nella provincia di Piacenza esistevano cave fin dal XIV secolo, quindi le cave piacentine in veneto sono diventate piasentine e la pietra ricavata pietra piasentina. Tale pietra è caratteristica delle Valli del Natisone, trattandosi di un’arenaria formata da gigantesche frane sottomarine nell’allora Bacino Giulio, durante l’epoca Eocene (periodo Paleogene, era Cenozoico: circa 55-35 milioni di anni fa). Solitamente le parti più massicce si depositavano alla base dello strato/letto e poi man mano le brecce e brecciole più fini si posavano sopra, man mano che la corrente originata dalla frana riduceva la sua energia.
La Piasentina è una pietra che si presta a molti usi, non solo in edilizia, può essere levigata e, a seconda della lavorazione, la sua lucidatura può dare diverse sfumature. Con le moderne attrezzature si riesce a ricavarne una vastissima serie di oggetti di arredamento e d’arte.
Dislivello: — m
Durata: 5 ore soste comprese
Coordinatori: R.Paganello, G.Zanuttigh e MT.Torresin (UD CSS – Comitato Scientifico)
Specialisti presenti:
Iscrizioni non ancora attive.