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IL CONFINE È PIÙ IN LÀ

Il confine è più in là è il racconto di viaggio dell’autrice, Elettra Pistoni, che nell’aprile 2019 parte per intraprendere il Pacific Crest Trail (PCT), un sentiero escursionistico che si estende parallelamente alla costa ovest degli Stati Uniti collegando il confine meridionale della California a quello settentrionale dello Stato di Washington, un tracciato serpeggiante dal Messico al Canada.

Ogni anno, l’associazione che gestisce il PCT rilascia un numero limitato di permessi, obbligatori per percorrere il cammino integralmente o in parte. Lungo il tragitto si attraversano infatti più di 30 tra foreste nazionali e aree protette. Per quanto strutturato, il PCT è talmente esteso e diversificato da consentire autonomia e indipendenza a ogni camminatore, lasciando ad ognuno ampia scelta sulla gestione della propria esperienza di viaggio. Camminare è di per sé un’attività solitaria, ognuno procede secondo il proprio passo, da solo o in compagnia. Così sul PCT può accadere di viaggiare per lunghi tratti senza incontrare nessuno, oppure di fare gruppo con altri individui o gruppi di viandanti, finendo per creare e sciogliere molti sodalizi, anche perché sul sentiero non ci sono tappe fisse ma si può campeggiare liberamente, scegliendosi il luogo in cui montare la tenda.

Peculiarità specifica del PCT è peraltro la presenza dei trail angels, i volontari – per lo più residenti locali – che offrono gratuitamente aiuto a chi volesse usufruire di una soluzione opzionale al campeggio sul sentiero: un letto, una doccia, un passaggio in auto. Un esempio di solidale condivisione umana lungo un tratto di vita percorsa assieme.

Il titolo del libro allude al senso stesso del viaggio a piedi, che passo dopo passo allontana il limite di demarcazione disegnato in partenza per andare più in là, trasformando il desiderio nascosto dietro a traguardi e successi effimeri nella gioia di assaporarne il percorso. La costruzione di una vittoria trasposta altrove: non in vetta bensì lungo il cammino. Da dogana di Stato, traguardo di viaggio, barriera, muro, filo spinato, divisorio con l’ignoto o limite, paura che costringe, il confine diventa perciò un filo fluido, una marea che sale e che si ritira, un torrente da guadare. E il viaggio, sei mesi da sud a nord, lungo un itinerario di 4286 chilometri, porta a un cambiamento intimo lento e graduale, come il mutare delle stagioni durante i mesi in cammino.

Il PCT attraversa tre grandi Stati americani, dal deserto brullo e piano della California si passa ai dislivelli dell’altopiano della Sierra Nevada; dal disgelo che ingrossa i fiumi impetuosi dell’Oregon fino alle precipitazioni termiche dello Stato di Washington.

Questa pigra metamorfosi di paesaggi e di climi diventa metafora di un cammino parallelo a quello tracciato dalle suole delle scarpe. La similitudine del viaggio fisico come cammino della vita – per citare le parole di Franco Michieli, nell’intervista-prefazione che apre il libro – benché possa essere considerata impropria, diventa interessante all’interno di un contesto poco ordinario, in cui viene offerta l’opportunità di riscoprire nuove prospettive, di perdere la strada battuta, i preconcetti e le ideologie propri di tessuti sociali più antropologici se confrontati con una parentesi di vita a stretto contatto con la natura più pura e selvaggia.

In uno dei capitoli, l’autrice menziona il trauma del gatto: dopo aver guardato “Nata Libera”, il film di una leonessa che torna in libertà, Elettra bambina decide segretamente di avere un gatto. Nonostante l’attenta premeditazione, le sue fantasticherie infantili, erette come un castello di bugie, crollano miseramente. Il trauma della disavventura fanciullesca riaffiora e la fa barcollare davanti a un imprevisto all’aeroporto di Mosca, tappa intermedia fra due voli: qualcosa sembra in agguato per far crollare il suo sogno. Ma Elettra è nata libera, e riesce a partire.

Esiste un nesso molto forte tra viaggio, identità e scrittura. Fuori dal suo tempo, Virginia Woolf a inizio Novecento compie un viaggio in Italia, Grecia e Turchia e nei suoi Diari parla di sé come di una libera donna inglese. Questa costruzione mentale di sé è una consapevolezza della donna moderna, che si compie anche nella descrizione del viaggio come arricchimento e scoperta, tanto per l’individuo quanto per l’individuo-donna. Il diario di Elettra ci racconta della costruzione cosciente di un nuovo sé come processo proprio del PCT:. Non a caso sul sentiero ognuna e ognuno riceve dagli altri camminatori un trail name, un soprannome – Sound Effect, quello di Elettra, Old School, Rock Star, Sassy Pants – che diventano il dono di una nuova identità. Citando il libro: “Per una nuova vita, un nuovo inizio”.

Il confine è più in là racchiude l’essenza dell’esplorazione, l’incontro con realtà sconosciute, affascinanti e dirompenti – la permacultura, per esempio – e una ricerca instancabile di verità, esterna e interiore. Il viaggio, il PCT, l’aldilà del confine diventano in tal modo il brodo primordiale, contenitori degli ingredienti alla base delle strutture del mondo e dell’intera umanità, da cui ripartire per trovare un modello compatibile con la propria natura. Un’alternativa all’ordinario esiste, basta cercarla. Al di là dei nostri visibili e invisibili confini. (Ofelia Libralato)

Elettra aprirà la 37^ Rassegna del Film e dei Protagonisti della Montagna venerdì 5 febbraio 2021 alle 21. L’incontro sarà trasmesso in diretta sul sito della Società Alpina Friulana all’indirizzo www.alpinafriulana.it/live. Presenterà il libro e il reportage fotografico del viaggio. Dialogheranno con lei Alessandra Beltrame e Ofelia Libralato.