L’alpinismo produce cultura in quanto capace di riflettere su sé stesso, le proprie motivazioni, il proprio significato.
Non è un segreto, del resto, che una componente altrettanto importante di una salita sia rappresentata dalla sua narrazione una volta tornati a valle. Che si tratti di una relazione tecnica, di un racconto vero e proprio o di diario personale, l’alpinista riflette sulla propria azione. In qualche maniera “scala di nuovo” la montagna andando in sé, dopo che è salito in su. Ed è proprio da questi due movimenti apparentemente opposti che parte l’analisi psicologica dell’alpinismo condotta da Giuseppe Saglio e Cinzia Zola, entrambi psicoterapeuti di professione con una passione per l’alpinismo.
Il libro, già pubblicato nel 2007 da Priuli e Verlucca è ora stato riedito nella prestigiosa collana “Licheni” in una versione ampliata e aggiornata. Di sicuro non una lettura “semplice” per i non addetti ai lavori, ma molto interessante e stimolante anche perchè quasi unica nel suo genere. Per quanto gli alpinisti infatti si sforzino nell’indagare le radici psicologiche della propria azione, solo un’analisi organica e specialistica può sviscerarne i lati più profondi, collegandoli ad aspetti antropologici, culturali e biologici. A fronte di una letteratura, come quella alpinistica, sterminata e quasi ridondante, l’introspezione rimane spesso solo superficiale e sacrificata all’altare della prestazione o della cronaca. I due autori, divincolandosi con l’esperienza e la diligenza metodologica degli uomini di scienza, riescono a toccare molti dei nodi irrisolti dei “malati di montagna”.
Il libro si completa con una carrellata di interviste, mai scontate ed estremamente coinvolgenti di alpinisti professionisti e non, viaggiatori, artisti e semplici “appassionati”.
La domanda del “perché” rimane forse senza risposta. Starà dunque al lettore trarre da queste pagine lo spunto per approfondire il “proprio perché”, avviando un percorso di consapevolezza interiore che segue parallelamente quello dell’ascesa della montagna.
(saverio d’eredità)