“E’ appena arrivato. Vuoi leggerlo?”
Difficile che dica di no. Del resto ho qualche ora libera, seduta su scalino al sole. “Grazie, lo guarderò subito”. Dico guarderò, intendo: incomincio a sfogliare.
Il titolo mi piace, mi richiama le Ostalpen delle vecchie guide austriache. Ma questa non è una Guida, neppure una Storia, appare come una specie di iniziazione alla montagna. Con avvio un po’ romantico, forse sì, forse no, forse anche.
Ebbene, la storia c’è. Si offre da trama per tessere esperienze e riflessioni personali sui molti modi di vivere montagna e alpinismo, immersi nella scelta di percorsi che sembrano scontati ma non lo sono. Non lo sono perché viene da dialogare con le considerazioni dell’autore, che spaziano su argomenti senza recinti, e ce n’è per tutti.
Questo è il bello del libro, e anch’io ci metto subito del mio. Al capitolo del Maggiolino, quello VW, oltre a ricordare il vecchio mio di allora, puntualizzo che c’è stata anche l’innovazione per il motore raffreddato ad aria. Proseguo, raccogliendo che Jung psicoanalista avrà anche intuito aspetti che verranno illuminati dalla fisica quantistica, ma dal carteggio con Pauli deducevo che i problemi da risolvere riguardavano più le loro pene d’amore – mentre il fisico Heisenberg era davvero alpinista, non solo inguaiato con la bomba atomica già, era da un po’ che non ci pensavo.
Più sull’alpinismo tradizionale, il bel recupero di Kugy invita il lettore a completare la riflessione a sua volta: dal rapporto di Kugy con le sue guide, e non solo sulle amate Giulie, avrebbero da imparare anche i professionisti di oggi: il cliente studiava e sceglieva la cima da salire, cercava il conoscitore del luogo, poi entrava in sintonia, comprensione e perfino in amicizia con lui, ben oltre il rapporto di lavoro. Mi viene da pensare che metterei il libro per la riflessione accanto a qualche proposta del tipo “settimana in montagna con percorsi mozzafiato, tutto compreso escluse le bevande”. Perdonate la provocazione. Da cogliere invece gli spunti sulle predilezioni musicali: spesso Schubert, l’ho potuto notare anch’io tra chi ho conosciuto, è proprio vero. Non solo Kugy, perfino “La trota” per la suoneria del telefonino del medico alpinista Altamura.
Chi abbia conosciuto Tiziana Weiss rivive momenti; chi è troppo giovane si apre a un mondo di cui può approcciare le differenze. Che ci sono, il mondo cambia in fretta, l’alpinismo anche. Non si canta più? Vero. Riportare “Figli di nessuno … come uccelli in libertà”, vuol dire ricordare un alpinismo Anni 50-70; e chi l’ha vissuto e se lo trova richiamato può fare la tara con tenerezza a quelle illusioni da “Fumatori di carta” di Pavese, mentre per altri è la finestra su uno squarcio di alpinismo cittadino ignorato dai manuali.
Tra le figure riportate alla presenza, trovo davvero avvincente quella del Lupo di Raccolana. Poi quella di Vladimiro Dougan. Ne ho potuto conoscere la simpatica gentile moglie, eccellente alpini-sta anche lei, mentre nelle scorribande bibliografiche avevo tifato per i Pollitzer-Dougan che nel Caucaso 1932 avevano soffiato i successi ai lombardi con Ugo di Vallepiana. Può darsi che qualche lettore si trovi stimolato a conoscere altre cose oltre le revisioni di un passato storico scomodo.
Che, nell’attuale periodo geopolitico confuso e pericoloso, l’autore concluda con l’alpinismo, e non solo, della prima guerra mondiale, è un alto messaggio di cultura consapevole che parte dai luoghi. Mi viene da dire: storia come monito, esperienza in diretta nei sentimenti di chi va per questi monti.
Bello richiamare Stelutis Alpinis. Lacrime per chi ricorda, e spunto per nuove leve della montagna: non è di militari soltanto, ma ha accompagnato bare di generazioni di alpinisti.
Scrivo queste righe osservando il traffico infernale di automobili che sfrecciano sulla rotonda di Piazzale Paolo Diacono: mi sembra impossibile che quest’alluvione con le ruote si arresti alle strisce pedonali. Invece sì. Passano donne, ciclisti, scolari, anziani con bastone.
Magari questo libro sarà come una striscia pedonale, per far passare tutti indenni oltre alluvioni del presente.
(Silvia Metzeltin)