Cultura

IL NUOVO LOGO DELLA SAF: EVOLUZIONE DI UN SIMBOLO

EVOLUZIONE DI UN SIMBOLO

Lo stemma si rinnova per rispondere alle esigenze della comunicazione digitale e di una Saf più giovane e dinamica

Raffaella De Reggi, Alfredo Mardero

Da quando l’attuale logo della Società Alpina Friulana ha visto la luce, sono trascorsi 139 anni, il logo è ora protagonista di un radicale cambiamento, necessario a superare gli oggettivi limiti di utilizzo sui moderni supporti digitali. E l’occasione per conoscere meglio il logo storico, anche al fine di comprendere gli elementi di continuità tra vecchia e nuova versione.

LO STEMMA STORICO

Il disegno del 1881 non è riferibile a un autore preciso; alcune ipotesi portano a Giovanni Masutti, che realizzò dei diplomi sezionali, o a Giovanni Del Puppo, che fece alcuni schizzi per il gruppo speleologico, oppure a qualche incisore della Litografia Passero, ai tempi fiorente attività di stampa in Udine. Inizialmente viene riprodotto solo in nero e il colore, quando usato, evidenzia l’elemento centrale della composizione: l’aquila. Dal 1900 si cominciano a vedere rappresentazioni colorate, fino ad arrivare alla versione attuale. (…) Da un’analisi superficiale potrebbe sembrare che l’attrezzatura alpinistica riprodotta non sia corretta. Invece lo stemma è perfetto per l’epoca in cui fu pensato e riporta gli elementi alpinistici classici del momento. La piccozza, a supporto dello lo scudo, integra i due principali attrezzi utilizzati dagli alpinisti nel 1800: bastone e accetta. Già nel 1864, sul primo volume del The Alpine Journal, si distingue la picca destinata all’uso della guida alpina, munita di ascia per intagliare gradini nel ghiaccio, da quella destinata al cliente, tronca dalla parte opposta alla becca, arrivando a definire i dettagli di costruzione di questo attrezzo. A destra dello stemma c’è il “bastone ferrato” qui identificato con il bastone da montagna, l’alpenstock o pistocco: dotato di punta metallica, era utilizzato per la progressione in montagna nonché per sondare il terreno su neve e ghiaccio. È lui il bastone che nell’Ottocento aiuta gli alpinisti sui terreni insidiosi insieme all’accetta, da legna o da carpenteria, con la quale si fonderà nella prima rudimentale piccozza.

Alla base vi è lo spezzone di corda, sintesi della cultura della sicurezza e della frequentazione responsabile dell’Alpe: dalla fine del 1800 iniziano a essere indicati i modi per il suo utilizzo in alpinismo. Infine, a corredo dello scudo, troviamo la bottiglia impagliata (la borraccia arriverà più avanti), idonea per trasportare liquidi durante i viaggi, e il binocolo, quali elementi necessari all’esplorazione.

Se per l’epoca questi strumenti sono correttamente rappresentati, oggi risultano talmente superati da apparire sbagliati. Una prima riflessione è stata quindi sull’opportunità o meno di continuare a riprodurre strumenti soggetti a muta- menti nel tempo. Non corrono questo rischio, invece, gli elementi centrali della composizione: la stella alpina e l’aquila.

La prima, il Leontopodium alpinum, stella alpina o edelweiss, dall’Himalaya arriva nelle Alpi durante il susseguirsi dei cambiamenti geologici. Sconosciuta fino al 19° secolo, viene introdotta nel 1822 in Dictionnaire des Sciences Naturelles. Cresce dai 1500 ai 3000 metri e in Italia è presente solo sulle Alpi e dall’indicazione di questo areale deriva il suo nome. Concepita per sopravvivere a condizioni meteorologiche estreme di zone aride e calde, si è adattata alla montagna divenendo simbolo per eccellenza delle Alpi. Rappresenta il coraggio, la resistenza, la capacità di saper affrontare situazioni estreme nonché le alte cime. Spicca in testa allo stemma risultando talmente evidente da essere paragonabile a una stella celeste, assumendone il significato di guida sicura e di aspirazione a cose superiori. (…) La seconda, l’aquila con corona, è di foggia convenzionale per corpo e posizione del capo. In araldica è definita “nobilissima fra gli uccelli, si compiace delle sconfinate solitudini, il suo nido è inaccessibile sulle vette, simbolo di potenza, vittoria e prosperità”. Richiama l’aquila della bandiera storica del Friuli del 1334, il settimo vessillo più antico d’Europa, e quella della provincia di Udine, segnando un legame simbolico e figurativo con il Friuli. (…)

In conclusione il logo storico della Società Alpina Friulana sa essere didascalico, raccontando bene la realtà che voleva rappresentare, rimandando al Friuli e alle Alpi. Parla della Saf come club alpino del territorio, per la conquista delle cime più importanti della regione, per lo sviluppo della cultura e della conoscenza della montagna. (…)

Da questa analisi è maturata la scelta di proporre una rivisitazione del logo storico, traendo da questo gli elementi identitari, immutabili, eterni. Non una semplificazione o una riadattamento, ma un cambiamento deciso che derivi però dal logo principale.

 

IL NUOVO LOGO

L’acronimo “SAF” è l’elemento centrale del nuovo logo. Porta con sé il patrimonio di storia e di passioni legato alle montagne. Ci sono l’aquila e la stella alpina, elementi costanti e fortemente simbolici dell’immaginario montano, simboli intramontabili e caratterizzanti la Società Alpina udinese. L’aquila fuoriesce dallo scudo dando slancio allo stemma. La stella alpina, con la sua forma, comunica un senso di armonia che chi frequenta la montagna ben conosce. Lo scudo viene semplificato, facendolo diventare più lineare e facilmente riproducibile. Per la scritta SAF ci si è basati su un carattere italiano dell’inizio del 1900, il Semplicità, della Nebiolo di Torino, un carattere tipico nella comunicazione di quel periodo, che aiuta a dare un tocco storico al marchio. Nella scelta dei colori, ci si è indirizzati sul rosso e il grigio chiaro, il rosso è per contrasto da sempre presente nell’estetica legata alla montagna, mentre il grigio chiaro richiama la bellezza luminosa delle rocce. L’insieme vuole esprimere un senso di solidità e di pulizia.

Il carattere usato per la scritta Società Alpina Friulana è l’Ag Old Face Std Medium, un carattere disegnato per la ditta tedesca Berthold nel 1984 dal desiger svizzero Günter Gerhard Lange, uno dei padri fondatori del Type desing.

Il nuovo logo dell’Alpina friulana propone un’immagine forte, semplice e chiara, facile da utilizzare e immediata da riconoscere, uno strumento di comunicazione pratico, fresco e in linea con le nuove tendenze.

(estratto dell’articolo “Evoluzione di un simbolo”, di Raffaella De Reggi e Alfredo Mardero, IN ALTO 100, Società Alpina Friulana, 2020)