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AVERE CURA DELLA MONTAGNA. L’ITALIA SI SALVA DALLA CIMA

Avere cura della montagna, sottotitolo LItalia si salva dalla cima è un libro di Luigi Casanova (1955), bellunese, di professione custode forestale nelle Valli di Fiemme e Fassa e ora in pensione, è una voce storica dell’ambientalismo. Il suo impegno sociale è nato nell’antimilitarismo e nel Movimento Nonviolento. È stato presidente di Mountain Wilderness Italia e oggi ne è presidente onorario. Per quasi due decenni, fino a maggio 2020, è stato vicepresidente di CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi), ancora oggi è membro del Consiglio direttivo di Italia Nostra del Trentino e rappresenta le associazioni ambientaliste nella Cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai del Trentino. Da giornalista fa parte della redazione del mensile Questo Trentino.

La prefazione è dello scrittore Paolo Cognetti

Con un intervento di don Luigi Ciotti, presidente di Libera

Testi di: Giuseppe Dematteis, Carlo Alberto Pinelli, Lucia Ruffato, Vanda Bonardo, Federica Corrado. Hanno collaborato anche Carlo Gubetti, Francesco Pastorelli.

 

LItalia si salva dalla cima: conoscenza e consapevolezza dei limiti di un contesto montano gettano le basi per la nascita di modelli alternativi della relazione tra gli esseri umani e l’ambiente che li circonda. Un rapporto diverso e più equilibrato con la natura offre alla montagna una nuova centralità, basata su nuovi valori culturali, ambientali, paesaggistici propri di aree prima considerate marginali.

Una prospettiva, questa, in antitesi con l’idea di montagna statica e arretrata, bensì come un mondo pieno di vita e di opportunità: frequentata, vissuta, la montagna diventa una risorsa economica che contribuisce, a livello locale e nazionale, all’occupazione e al reddito dei cittadini. La vita montana si trasforma pertanto in una valida alternativa al modello urbano, riproponendo uno scenario qualitativamente superiore in quanto a salute e benessere fisici e mentali, senza oltretutto suggerire un’invasione caotica e stereotipata della realtà cittadina ad alta quota.

Centrale nel lavoro di Luigi Casanova è il concetto di coscienza ambientale, di consapevolezza nei confronti di un ambiente che subisce le conseguenze di una perpetrata e generale disinformazione: resta infatti un’illusione l’idea che la montagna vada lasciata allo stato naturale, inselvatichita e salvaguardata da impronte antropiche, perché libera possa mantenersi in equilibrio autonomo. Avere cura della montagna rimarca esattamente l’opposto, invoca soccorso responsabile e leggi organiche a difesa di un diritto fondamentale che è quello alla natura, chiede supporto alle autorità e ai cittadini, perché il diritto e il dovere di partecipare stanno alla base del principio di democrazia.

La scrittura rende il testo appetibile tanto a esperti quanto ai non addetti ai lavori., Il libro non è un saggio astratto, discute piuttosto di casi esistenti e spesso clamorosi, tra cui: le Dolomiti incluse nel Patrimonio Unesco, occasione mancata di una reale protezione ambientale e cuturale ; il disastro della tempesta Vaia, con lo schianto di circa 8 milioni di metri cubi di legname e la responsabilità dibattuta, ma inoppugnabile dei cambiamenti climatici; la strutturazione del Laboratorio Appennino, basata sul recupero dei beni comuni, della progettazione di filiere economiche, la valorizzazione culturale delle risorse, la diffusione di pratiche sostenibili; il dibattito aspro attorno alla presenza dei grandi predatori carnivori, che arrivando sulle Alpi hanno diviso il Paese nelle due fazioni, quella degli “eradicatori” e quella dei “conservatori”.

In tal modo, si pone pertanto l’attenzione su fatti reali di attualità e cronaca che hanno spesso condizionato l’opinione e l’interesse pubblici, nella speranza di proporre un progetto strutturato di sensibilizzazione che porti a una effettiva e gestita cura della montagna.

Protagonista è dunque un ambientalismo razionale e scientifico, concreto e mai oppositivo: un ambientalismo non solo di denuncia, ma piuttosto di proposte pragmatiche e risposte innovative, di interventi strutturati e coraggiosi, e per una visione non utopistica ma improntata a un risvolto pratico in ambito economico, sociale e naturale.

La montagna è un bene comune che va attentamente gestito in un contesto di visione collettiva, in un progetto condiviso da politiche che possano oltrepassare logiche e confini regionali e nazionali, tenendo oltretutto conto di un problema ormai evidente, seppur ancora pericolosamente sottovalutato: il cambiamento climatico. (Ofelia Libralato)